5 novembre 2011

Disastri ambientali





Negli ultimi decenni, dagli anni ’70 in poi, l’umanità ha assistito a un’escalation di disastri ambientali e naturali, da allora fino ad oggi ha preso forma una crisi ambientale e climatica di enormi proporzioni che ora siamo ormai costretti ad arginare per salvare il nostro pianeta, proteggere le specie animali e vegetali dall’estinzione e salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza.


Un disastro ambientale è un fenomeno che ha un considerevole impatto sull’ambiente naturale e non, il quale viene definito catastrofico per la numerosità degli organismi viventi colpiti, per la gravità degli effetti che si verificano su questi organismi e per la vastità del territorio colpito. Esso può essere causato o incentivato dalle attività umane e da azioni dirette dell’uomo. 


Un chiaro esempio di disastro ambientale è quello avvenuto nell’aprile 2010 nel Golfo del Messico: un versamento di milioni e milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico provocato da un incidente avvenuto sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Considerato il più grave disastro ambientale nella storia dell’America, definito “Marea nera”, oltre ad aver causato significativi danni economici, così come danni all’industria della pesca e del turismo, ha anche provocato gravi perdite di flora e fauna, le cui vittime più significative sono state il plancton (il quale è alla base della catena alimentare), pesci, tartarughe marine, squali, delfini e molte specie di uccelli migratori. Questo disastro ha provocato anche danni a breve e a lungo termine per l’essere umano, come l’aumento di malattie respiratorie e patologie della pelle e l’aumento dell’incidenza di tumori. Le ultime osservazioni su questo problema danno per fortuna buoni risultati; sembra che solo una piccola parte di petrolio greggio abbia raggiunto le spiagge e che i batteri abbiano divorato gran parte del resto; è, però, ancora in dubbio l’impatto subito dai fondali marini. Purtroppo, dopo non molto tempo, nell’ottobre 2011, si è verificato un evento molto simile, definita la peggior catastrofe marittima nella storia della Nuova Zelanda: una petroliera incagliata nella barriera corallina, a circa 22 km dalla costa, in Nuova Zelanda, ha provocato una fuoriuscita di centinaia e centinaia di tonnellate di petrolio, causando una strage di abitanti del mondo marino. Disastri ambientali molto simili, ma di minore portata, sono avvenuti purtroppo anche in Italia. Nel febbraio 2010 ci fu un’immissione dolosa di un’ingente quantità di petrolio (seicento metri cubi di idrocarburi) nel fiume Lambro, in Emilia Romagna, il quale subiva già da tempo allarmanti forme di inquinamento. Da questo fiume il petrolio versato si diffuse anche nel Po e successivamente nel Mar Adriatico, anche se in lievi quantità. Certo è che questa “marea nera” portò a una moria di specie animali e vegetali e l’acqua di questo fiume rimane ancora oggi in parte inquinata. Un simile disastro ambientale è avvenuto più recentemente, nel gennaio 2011, nella bellissima Sardegna, a causa della fuoruscita di molti metri cubi di olio combustibile dagli impianti portuali della centrale termoelettrica E.On di Porto Torres, che ha inquinato decine di kilometri di coste e di mare nel Golfo dell’Asinara. Le conseguenze di ciò sono state residui di catrame, grumi di olio e macchie nere sulle spiagge sarde; grandi quantità di olio combustibile si sono depositate sui fondali e altre quantità galleggiano sull’acqua impedendo il volo degli uccelli. Considerando le bellezze naturali della Sardegna e il fatto che la vicenda sia accaduta nelle vicinanze del Parco nazionale dell’Asinara, uno dei paradisi naturali del nostro Paese, direi che non si può sottovalutare l’impatto ambientale di questo disastro, né tanto meno si può minimizzare. Avvenimenti del genere sono inammissibili.




1 commento:

  1. è davvero inammisibile che l'uomo causi certe cose all'ambiente e al pianeta terra,la nostra casa che ci ha fatto vivere per anni!

    RispondiElimina