26 gennaio 2012

Le conseguenze dei cambiamenti climatici: aumento della temperatura media globale e estinzione delle specie


Continuando di questo passo, con l’attuale quantità di emissioni di gas serra nell’atmosfera prodotte dalle attività umane, il pianeta si surriscalderà sempre più, anno dopo anno, fino ad arrivare, nel 2100, ad un aumento della temperatura media globale di ben 2°C, dal momento che la concentrazione di CO2 raggiungerà addirittura le 600 parti per milione. Purtroppo c’è anche il rischio di uno scenario ancora peggiore: vi sono grandi quantità di metano depositate in giacimenti sottomarini in tutto il pianeta, e, con l’aumento della temperatura degli oceani, questo metano rischia di essere immesso nell’atmosfera, provocando un inarrestabile surriscaldamento. Anche lo scioglimento del permafrost sta a poco a poco rilasciando nell’atmosfera il metano contenuto nei suoi ghiacci.


A causa dell’estrema siccità, nel 2050, alcune aree della foresta amazzonica si seccheranno, liberando grandi quantità di CO2. I cambiamenti climatici avranno effetti disastrosi non solo sull’atmosfera, ma anche sull’idrosfera (mari, fiumi, laghi e altre fonti d’acqua), sulla biosfera (tutti gli esseri viventi) e sulla criosfera (i ghiacciai).


Infatti, non solo l’atmosfera, ma anche gli oceani si surriscalderanno sempre più; l’aumento della temperatura degli oceani altererà il pH delle acque e sconvolgerà le correnti oceaniche e la circolazione termoalina. Probabilmente il meccanismo che sta alla base della circolazione oceanica nel Nord Atlantico potrebbe cominciare ad arrestarsi entro il 2020.




Questi eventi porteranno a effetti disastrosi come l’estinzione di molte specie animali e vegetali, poiché essi non riusciranno a sopravvivere a tali temperature, oppure non saranno capaci o non avranno la possibilità di adattarsi ai cambiamenti climatici e ai mutamenti del loro habitat, o ancora, non avranno la possibilità di emigrare in zone climatiche più favorevoli allo sviluppo della loro specie. Per esempio, mentre alcuni animali come le farfalle e gli uccelli possono facilmente emigrare in altre aree per poter sopravvivere e far sì che la loro specie continui ad esistere, altri animali, come l’orso polare, si trovano ad essere fortemente minacciati dai cambiamenti climatici. Infatti, una volta scomparsi i ghiacciai sui quali è solito vivere, l’orso polare non potrà emigrare in un’altra zona climatica. Lo stesso vale per alcune specie di vegetali: non tutti gli alberi potranno spostarsi e svilupparsi in altre zone; alcuni perché non avranno più il clima adatto alla loro sopravvivenza, altri perché avranno difficoltà a emigrare, poiché magari ci sono ostacoli creati dall’uomo stesso. Basta pensare alle città, alle strade, alle zone dedicate all’agricoltura intensiva: tutto ciò costituisce un ostacolo all’emigrazione delle specie. Un rischio grandissimo è che si estinguano molte specie di insetti, in particolar modo le api. Come disse Albert Einstein: “Quando le api scompariranno, all’uomo resteranno circa quattro anni di vita”, infatti senza l’impollinazione da parte delle api, l’uomo scomparirebbe dalla faccia della Terra. Questo purtroppo è un dato di fatto, dal momento che insetti come le api sono alla base della catena alimentare, danno luogo alla riproduzione delle piante tramite l’impollinazione e fanno sì che nascano i frutti. Senza api non c’è vita. Il problema è che pare che le api siano già a rischio estinzione. Anche altri insetti come le zanzare svolgono un ruolo rilevante nella biosfera: ogni essere vivente è fondamentale alla vita sulla Terra, ognuno di essi svolge un ruolo essenziale nei cicli naturali, e, non appena si estingueranno delle specie, si altereranno gli equilibri naturali di ciascun ecosistema, mettendo in pericolo la sopravvivenza di altre specie e di noi stessi. 
La conseguenza delle estinzioni di specie animali e vegetali è la riduzione della biodiversità.

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