26 gennaio 2012

Le conseguenze dei cambiamenti climatici: lo scioglimento dei ghiacciai


L’Artide e l’Antartide, e quindi il polo Nord e il polo Sud, sono le zone del pianeta più vulnerabili agli effetti del global warming. Infatti, il surriscaldamento globale nelle zone polari è un’arma a doppio taglio: l’aumento della temperatura media globale non solo fa sì che si sciolgano i ghiacciai e che quindi ci sia un aumento del livello del mare e, di conseguenza, delle inondazioni, ma inoltre, riducendo la superficie dei ghiacciai (i quali, riflettendo su di sé la luce solare, permettono di regolare la temperatura del pianeta, diffondendo il calore in maniera regolare) si riduce anche la loro riflettività (o ‘albedo’), portando a un maggiore assorbimento di calore solare da parte della Terra e quindi a un ulteriore riscaldamento, il quale a sua volta provoca un ulteriore scioglimento dei ghiacciai. In pratica si tratta di un vero e proprio circolo vizioso.





In migliaia di anni non si era mai verificato lo scioglimento del permafrost: questo provoca il cedimento di case e strade che vi sono state costruite, voragini, distruzione di foreste, prosciugamento di alcuni laghi e riduzione della biodiversità che troviamo in questo ecosistema. In Alaska, interi ecosistemi stanno scomparendo, abeti e betulle stanno venendo sostituiti dalle paludi e pezzi di costa si stanno distaccando e sciogliendo. Tutto ciò è un danno soprattutto alle popolazioni che vivono in queste zone, le quali saranno costrette a emigrare per sopravvivere. Inoltre, questo fenomeno fa sì che vengano rilasciate nell’atmosfera quelle quantità di gas serra intrappolate nel ghiaccio del permafrost, contribuendo ancor più al surriscaldamento globale.

I ghiacci della Groenlandia si stanno sciogliendo ad una velocità impressionante. Dagli anni ‘80, nell’emisfero boreale, si è verificata la riduzione di un decimo di copertura nevosa invernale e i fiumi e i laghi ghiacciano e sgelano in anticipo.


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